Forse è perché sono cambiate così tante cose, a partire da inizio dicembre, che la festività natalizia, per me quasi moralmente neutra, è passata di necessità decisamente in secondo piano: l'inizio del Master Universitario, il trasferimento nell'appartamento di Pisa che ha significato forzatamente il cambiamento dei miei ritmi/abitudini/usanze, una serie di altri mutamenti della mia situazione, elementi che tutti coniugati hanno voluto dire il conseguimento di una quasi serenità (l'assenza di un lavoro che mi dia veramente di che sussistere non mi consente l'eliminazione di quel noioso "quasi" ). Ho avuto la testa decisamente da altre parti per poter ricordarmi davvero del Natale e di tutti i riti che esso prevede.
Ma voglio festeggiare anche qui, sul mio blog - la mia nicchia ecologica, la mia culla, la mia fierezza, la mia consolazione - l'anno che sta finendo, che quasi è già finito. Credo di aver già detto (su certe questioni temo di essere maledettamente monotona ) che la fine di un'epoca, di un periodo, di un percorso, porta quasi spontaneamente a tracciare un bilancio: e la fine di un anno è senza dubbio la fine di un'epoca. Più ci si avvicina a venerdì 31 dicembre 2010 meno posso evitare, quindi, la propensione a bollare, etichettare, sondare, l'anno che è appena trascorso (oltre ovviamente a sperare nell'anno a venire).
Il 2010 è stato, per me, un anno dinamico. Se devo pensarci, e ripensarlo, è questo il primo termine che mi colpisce il cuore: del 2010, con tutte le sue vette di rimpianti, rimorsi, pentimenti e delusioni (che non possono non esserci, che ci sono state), ricordo con piacere il dinamismo che l'ha caratterizzato. Nel 2010 mi sono laureata, concludendo così un tracciato di studi che ha orientato per forza di cose la mia vita; nel 2010 ho affrontato la prima esperienza che mi ha messo davvero, e praticamente, alla prova, cioè l'esperienza in Turchia; nel 2010 ho cambiato in maniera vorticosa, impressionante, idea e prospettive su di me e sul modo di affrontare e di guardare la mia vita; nel 2010 ho conosciuto così tante persone in modi che prima non credevo neppure possibili per me, e al di fuori del mio solito contesto casa-facoltà di filosofia-caffé letterario; nel 2010 ho avuto la possibilità di conoscere contesti, situazioni, personaggi, fuori dal mio ordinario (e non parlo solo del ventaglio di prospettive spalancatemi dall'esperienza turca); nel 2010 ho capito così tante cose su di me, ne ho preso così dannatamente coscienza, e ho per la prima volta cercato (in qualche modo, probabilmente sbagliato) di affrontare la me stessa che non mi piace, che posso forse ardire ad affermare che, forse, finalmente, il 2010 ha voluto dire davvero l'inizio di una mia reale crescita emotiva e intellettuale.
Ci sono stati periodi morti, di inattività non forzata, di voglia di annullarsi. Ma non posso non pensare al 2010 se non in relazione al brivido di cambiamento che l'ha attraversato (cambiamenti non sempre e non solo dovuti ad una mia scelta, ma che spesso sono semplicemente "capitati", per una serie di casuali coincidenze o semplicemente perché lo scorrere del tempo ha voluto così).
Uscendo al di fuori della mia piccola, angusta, ottica personale e individuale, non so se lo stesso dinamismo ha caratterizzato la situazione italiana, di cui ho spesso la sgradevole impressione che tendano a ripetersi gli stessi, angosciosi, stantii, schemi di potere e sopraffazione. Forse per l'Italia nel suo complesso non è stato un anno così dinamico, così particolare, così - alla resa dei conti - non negativo.
Per consolarmi (e consolare anche voi ) di questa stantia situazione nazionale e per augurare a tutti voi che vorrete fermarvi a dare un'occhiata a questo (per una volta breve) post, propongo stasera l'ultima speciale scoperta gastronomica dovuta alla necessità di smaltire una zucca che da troppo tempo vegetava in frigorifero. Adoro la zucca - si presta a così tante declinazioni e variazioni, sia dolci che salate, ed è speciale per la sua meravigliosa duttilità; volevo fare con questa qualcosa di particolare, che confortasse non solo le mie papille ma anche il mio sguardo e la mia narcisistica soddisfazione di ragazza che tenta (con successi altalenanti) di fare la "cuoca". Cercando e sbirciando tra ricette annotate, libri (in realtà ne ho guardato solo uno, che parla specificatamente delle ricette con la zucca ), blog e siti Internet, sono stata attirata come calamita dalla ricetta degli gnocchi di Artemisia Comina di AAA ACCADEMIA AFFAMATI AFFANNATI. Mi è sembrata una ricetta davvero particolare: gli gnocchi hanno come unici ingredienti il purea di zucca e la farina e la salsa di condimento è sfiziosa e intrigante per l'uso combinato dei semi di papavero e della buccia di arancia. I cambiamenti da me apportati alla ricetta originale sono più che altro dovuti a ciò che avevo a disposizione: il pangrattato al posto del parmigiano (non ne avevo, di parmigiano, in casa) e un grasso da spalmare vegetale (ma non la margarina) al posto del burro (perché avrei dovuto aprire il panetto di burro e in frigorifero avevo già aperta la confezione di grasso spalmabile Vallé - chiedo venia per la pubblicità occulta ma non so come altro far capire il tipo di alimento che ho usato - della mia coinquilina, che mi aveva già dato il permesso di usufruirne).
Preparare questi gnocchi mi ha dato un'enorme soddisfazione: avete mai provato la gioia, l'ansia creatrice di vedere i vostri piccoli gnocchi salire uno a uno in superficie pronti per essere scolati e mangiati?
Bravo. Sei stato lirico.
Lirico fino all'orgasmo.
Ora va' a letto. Dormi
beato, nel tuo entusiasmo.
(Giorgio Caproni: "Altro inserto")
Gnocchi di zucca aromatizzati alla salvia con arancia e semi di papavero