Il fascino del passaggio. Il passaggio da un'età all'altra, da un anno all'altro, da un'epoca altra. Il passaggio che scandisce la nostra vita finita di esseri finiti.
Non che mi angosci più di essere finita e mortale, e l'idea di dover cessare di esistere, sebbene sia questo terrore ad aver generato in me, secoli fa ormai, un'ampia crisi mistica. (parlo di secoli anche se sono anni, perché ero bambina ed avevo una sensibilità lontana secoli dal modo di guardare che ho adesso) . Ma il passaggio è un pensiero che non riesco a scrollarmi di dosso.
Mi ha assillato fin dai 15 anni il riflettere su come il tempo se ne passa via, lasciando a noi del presente solo un ricordo di quello che fu. E la me del presente tende a svanire in attimo, subito superata da quella me del futuro che adesso sono diventata...
Sì, erano pensieri ossessivi di un'adolescente che così si gloriava di essere "profonda" e riflessiva. E molte argomentazioni che portavo erano più retoriche che altro.
Ma questo pensiero, sempre presente, del passaggio, mi è rimasto dentro.
E tende a risorgere, a risplendere di nuova vita, in questo periodo dell'anno. Associo novembre, più che dicembre, alla transizione che precede il passaggio; e in questo lo allineo a tutte quelle epoche, che ricordo di aver studiato a scuola e all'università, "di passaggio", in relazione a cambiamenti storici sociali scientifici filosofici di pensiero di modi di guardare al mondo (sì, tutto di questo, perché se un po' i miei studi mi hanno insegnato, è che la realtà è una miscela di componenti reciprocamente relazionate e incidenti l'una sulle altre: un cambiamento nella storia, o nella società, nelle scoperte scientifiche, porta quasi necessariamente a un cambiamento nel modo di guardare al mondo, all'essere umano, al suo ruolo nel mondo stesso...)... epoche in cui le certezze, o quelle ritenute fino ad allora come tali, vacillano. Ricordo di aver adorato, e di amare ancora, quei periodi, perché tendono a partorire degli artisti e degli scrittori tremendamente interessanti.
E' legge di natura che ogni cosa debba passare. Passare, cambiare, trapassare. E non lo si può impedire, nemmeno con tutte quelle macchine di illusioni che l'essere umano, sconcertato di fronte alla sua impotenza, ha costruito. Siamo stati da sempre dei bei presuntuosi eh? Abbiamo avuto e ancora abbiamo presunzione d'assoluto, d'immortalità, quando questa è chiaramente impossibile...
Eraclito, che forse era più onesto, o meno ossessionato di noi dal pensiero del non-esserci-più, l'aveva già capito, nel suo famoso motto "πάντα ῥεῖ" (badate bene, non so nulla di greco! Ma la frequentazione piuttosto assidua di corsi di filosofia mi ha insegnato a scrivere e più o meno a pronunciare certe paroline che pare siano importanti nello studio del pensiero... ): tutto scorre, la realtà è regolata da un incessante divenire. A dire il vero Eraclito è vissuto così tanto tempo fa, e di lui ci restano così pochi documenti, che forse è azzardato da parte mia affibbiargli la responsabilità di una dottrina che riconosce alla realtà la caratteristiche di essere continuamente diveniente (pare che sia più da attribuirsi al suo discepolo Cratilo, che estremizzerà le posizioni del maestro).
Ma che "panta rei", cioé che tutto scorra, mi sembra un'evidenza innegabile, che non abbisogna della presenza di un qualche filosofo.
Ogni giorno passa, ogni giorno si lascia dietro ricordi, dolori, gioie, incontri. Ogni giorno spegne le speranze che abbiamo potuto nutrire, o le vede realizzate.
E ogni giorno ho un motivo in più per guardarmi indietro, per osservare quanto ho fatto finora e per masticare ancora una volta l'amaro boccone di Nietzsche, che col suo eterno ritorno ci chiese:
Se dovessimo riviverla per tutta l'eternità, questa nostra esistenza, con tutti i suoi fatti, senza poterne cambiare una virgola, come ci sentiremmo? Ogni scelta lega per l'eternità, ogni passo ci vincola per sempre, ci chiama a una responsabilità che si estende all'infinito... così disse anche Milan Kundera nel suo libro più bello... (è da lì che ho dato all'"eterno ritorno" questa interpretazione, elevandolo a mia guida morale, anche se per ora è rimasta una guida quasi solamente teorica ). Guardarmi indietro spesso mi fa male, mi fa pensare che io, questa mia vita, non sarei mai disposta a ripeterla per l'eternità tutta uguale. Ma il tempo corre avanti e non si ferma, né permette inversioni: per fortuna, forse. Apre il futuro di molteplici opportunità ma chiude il passato degli errori, o delle vittorie, fatte, non permettendo revoca né redenzione. E ogni cosa passa. E la ciclicità delle stagioni si avverte anche sulla tavola, non solo nei cambiamenti fisiologici che avvengono in tutti quelli che mi circondano (padre, madre, sorella, cani, gatti, amici etc...), mostrandomi come ineluttabilmente, inesorabilmente, si passa. Tra poco è passato il periodo dell'uva, ma per adesso che ancora si trova voglio lasciarvi questo assaggio dolce... anzi, agrodolce. Una torta salata meravigliosa che ho scovato sul blog Piccole Magie Vegan, fonte di sempre preziose e originali ispirazioni: con una base integrale e una copertura di uva e cipolle. E una spruzzata di peperoncino, innovazione mia, che stempera il dolce degli acini d'uva. Pur nella perplessità, ho deciso di tentare, e che golosa scoperta è stata! In famiglia piace a tutti, ma io ci vado matta.Sarei capace di mangiarmene una intera. In ricordo di quest'autunno che ci va abbandonando, e come riscatto al mio iniziale delirio nostalgico-temporale [pensate un po', per introdurre il fatto che voglio pubblicare la torta perché tra un po' non c'è più uva e sarebbe fuori stagione vi ho annoiata con quel patetico discorso sul tempo, sul passaggio, su Eraclito... Sono un caso irrecuperabile, spero mi scuserete...], vi lascio con un grappolo d'uva e un po' di cipolle, in un connubio forse originale, ma terribilmente godurioso ...
Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione…
(F. W. Nietzsche, "La Gaia Scienza")
Se dovessimo riviverla per tutta l'eternità, questa nostra esistenza, con tutti i suoi fatti, senza poterne cambiare una virgola, come ci sentiremmo? Ogni scelta lega per l'eternità, ogni passo ci vincola per sempre, ci chiama a una responsabilità che si estende all'infinito... così disse anche Milan Kundera nel suo libro più bello... (è da lì che ho dato all'"eterno ritorno" questa interpretazione, elevandolo a mia guida morale, anche se per ora è rimasta una guida quasi solamente teorica ). Guardarmi indietro spesso mi fa male, mi fa pensare che io, questa mia vita, non sarei mai disposta a ripeterla per l'eternità tutta uguale. Ma il tempo corre avanti e non si ferma, né permette inversioni: per fortuna, forse. Apre il futuro di molteplici opportunità ma chiude il passato degli errori, o delle vittorie, fatte, non permettendo revoca né redenzione. E ogni cosa passa. E la ciclicità delle stagioni si avverte anche sulla tavola, non solo nei cambiamenti fisiologici che avvengono in tutti quelli che mi circondano (padre, madre, sorella, cani, gatti, amici etc...), mostrandomi come ineluttabilmente, inesorabilmente, si passa. Tra poco è passato il periodo dell'uva, ma per adesso che ancora si trova voglio lasciarvi questo assaggio dolce... anzi, agrodolce. Una torta salata meravigliosa che ho scovato sul blog Piccole Magie Vegan, fonte di sempre preziose e originali ispirazioni: con una base integrale e una copertura di uva e cipolle. E una spruzzata di peperoncino, innovazione mia, che stempera il dolce degli acini d'uva. Pur nella perplessità, ho deciso di tentare, e che golosa scoperta è stata! In famiglia piace a tutti, ma io ci vado matta.Sarei capace di mangiarmene una intera. In ricordo di quest'autunno che ci va abbandonando, e come riscatto al mio iniziale delirio nostalgico-temporale [pensate un po', per introdurre il fatto che voglio pubblicare la torta perché tra un po' non c'è più uva e sarebbe fuori stagione vi ho annoiata con quel patetico discorso sul tempo, sul passaggio, su Eraclito... Sono un caso irrecuperabile, spero mi scuserete...], vi lascio con un grappolo d'uva e un po' di cipolle, in un connubio forse originale, ma terribilmente godurioso ...
Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Anice&Cannella, Le nostre migliori ricette del 2009
nb: Fiera delle mie accresciute capacità informatiche, sono contenta di annunciarvi la presenza, appena sotto il titolo del blog, del link che rimanda all'indice delle ricette, organizzate in maniera più o meno ordinata. Ringrazio di cuore Micaela del Criceto Goloso per avermi esposto chiaramente, nel commento al post su Eluana Englaro del 13 novembre, come fare...Grazie cara, sei stata gentilissima! E chiusa la parentesi, vi auguro una buona sbirciata alla ricetta.
Vola il tempo lo sai che vola e va,forse non ce ne accorgiamoma più ancora del tempo che non ha età,siamo noi che ce ne andiamo
Torta salata con cipolle e uva bianca profumata di peperoncino