"Perché una realtà non ci fu data e non c'è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere; e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile"

(Luigi Pirandello)

sabato 12 maggio 2012

Riflettere sui bordi di un cimitero. E vorticando per la primavera climatica ma non politica con un piatto che arriva un po' in ritardo: gli spaghetti con salsa di asparagi selvatici, ricotta e noci

Stamattina, dedicandomi alla mia quotidiana (o che almeno ambirei esser tale ) ora di passeggiata, sono passata di fronte all'entrata di un cimitero. Nessun senso di spiritualità o di ricordo del morto mi ha spinto là dentro, ma solo il caldo umido che mi si appiccicava alla pelle: ho pensato che i cimiteri a volte sono grandi e articolati e che di sicuro sono più freschi e meno caotici della strada che stavo percorrendo.
E così sono entrata.
E volente o nolente, percorrendo a passo rapido i filari di tombe, godendo del fresco e del silenzio di contro al boato delle macchine che ancora udivo in lontananza, non ho potuto fare a meno di farmi travolgere da sensazioni velate di riflessioni (o da riflessioni velate di sensazioni, ché tanto è lo stesso...).
Trovo interessanti i cimiteri perché inducono a riflettere, più che alla nostra caducità, al passare del tempo. 
Sotto i miei occhi sono scorse delle epoche, tutto il XX secolo e gran parte del XIX secolo, oltre che qualche testimone del XVIII secolo che ha gloriosamente sforato anche il secolo successivo. 

Il cimitero mi fa pensare ai tempi passati, agli anni trascorsi, alle vite finite troppo presto. Mi da' il senso dell'enormità del tempo che scorre, il fascino di stare guardando qualcosa che è stato inciso 50 o 100 o 200 anni fa. La stessa emozione che mi da' la visita a un sito archeologico o a un antico palazzo, in cui posso pensare di stare camminando sullo stesso suolo calpestato millenni o secoli prima da altri esseri umani come me. 
E' stato per me come un calarsi nel passato, in maniera pericolosamente speculare a quello che da un mese a questa parte mi sta frullando nello stomaco e che ogni anno la primavera ricorda.

La primavera è vita, è sfolgorare della natura, è fiorire e rifiorire, è ritorno dell'istinto e della passione. E' lo sciogliersi del gelo e un nuovo profumo da respirare.
E' per me il ricordo dei cartoni animati che guardavo da piccola e che, se riguardavano i non umani, avevano tutti più o meno lo stesso ciclo, in cui la primavera significava maturità, crescita, ritorno all'avventura.
La primavera mi rende malinconica. Mi fa pensare a tutte quelle "primavere" che ho visto tornare, a tutto quello che ho fatto, che potevo fare, che avrei dovuto fare. Mi fa sentire come proiettata in un'epoca passata, del MIO passato, in cui ero più piccola e avevo poche preoccupazioni e tanti sogni. 
A volte ho quasi l'impressione di essere "vecchia", di aver già trascorso la parte bella, giovane, della mia vita, di essere bloccata in una situazione che io, da "giovane", non avrei voluto.
A pensarci razionalmente, con la mente e il cuore aperto, è ovvio che non è così, perché ho 26 anni e SONO giovane, anche se in maniera diversa da quanto si è giovani a 16 o 17 anni. Ho fatto già delle scelte che mi hanno indirizzata ma il mio futuro è ancora totalmente aperto. Citando un film di Virzì, ho letteralmente "tutta la vita davanti".
Eppure a volte la sento in maniera diversa, e la primavera mi ricorda inesorabilmente questo mio diverso sentire. Non che non ami il sole, il cinguettio degli uccelli, il profumo snervante dei fiori sbocciati... ma li amo con un velo di malinconia, ecco.
In omaggio a questa primavera dolce-amara voglio qui condividere con voi una ricetta fatta ormai quasi due mesi fa. Era il momento degli asparagi selvatici, che il mio ragazzo - vinta l'iniziale mia diffidenza - mi ha insegnato a conoscere, raccogliere e amare.
Sono fiera di questa ricetta perché l'ho totalmente improvvisata con gli ingredienti che avevo nella dispensa, ottenendo un piatto decisamente degno di nota, al punto da riproporla una seconda volta con i molti asparagi avanzati e congelati. E' una ricetta semplicissima e, nella sua semplicità, decisamente gustosa: nella mia ignoranza, devo aver indovinato dei buoni abbinamenti.
Con questa ricetta raccolgo la sfida di Laura de La cucina di Laura e la ringrazio caldamente di aver dato a me - come a tutti i foodblogger - la possibilità di condividere le nostre creazioni di asparagi:








Nel titolo accenno ad una "non primavera politica" che resterà solo un accenno, perché la politica in questo periodo mi disgusta così tanto che non ho alcuna voglia di perderci più del necessario. In realtà le amministrative di qualche giorno fa possono essere lette come un cenno di volontà di nuovo, dichiarando la fine della vecchia casta politica, della vecchia organizzazione politica.... ma c'è davvero del nuovo per sostituirla? E il governo tecnico che fa?




Per nessuno è tutto facile, tutti abbiamo i nostri mostri da sconfiggere.

Non sai cosa gli altri stanno attraversando. Nessuno è perfetto e non è necessario esserlo.

Quindi prima di giudicare, criticare, condannare, ricorda che siamo tutti uguali. Combattiamo la nostra battaglia con la vita, con le armi che abbiamo.
Stephen Littleword




Spaghetti alla crema di asparagi, ricotta e noci




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